mercoledì, novembre 30, 2005
Bob Dylan - All along the watchtower
"Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino"
Ct 1,2
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"Sembra che Orengo (...) si sia avvicinato ai racconti morali di E. Rohmer" - Prof. Improta, Ibs
"Puro Chabrol" - Alberto, Ibs
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[Per gentile concessione della rivista Gente di un certo livello.]
lunedì, novembre 28, 2005
*in senso lato, molto lato.
[Per il "reportage": sospendo Houellebecq, leggo "Di viole e liqurizia" - che è corto - e lo scrivo].
domenica, novembre 27, 2005
(olio su tela, 72 x
- collez. priv. -
[Viaggio nel mondo dell'arte degenerata dell'imperdibile Malvino ©]
mercoledì, novembre 23, 2005
E' arrivato il freddo.
domenica, novembre 20, 2005
Quanti sono i blog che sostengono, con uno spettacolare banner à la matrix, la rielezione - rielezione - di Carlo Azeglio Ciampi a Presidente della Repubblica? Non credo sia uno scherzo, perciò stupisce non poco che molti, anche stimabili, blogger auspichino che questa carica venga ricoperta da un individuo di ottantasei - ottantasei - anni l'anno prossimo, tanto ambiguo e forse per questo così amato; chi più dell'incensatissimo attuale presidente meriterebbe di essere citato nell'indimenticabile rubrica di Giuseppe Genna "Gli intoccabili"?
C.A.C. da azionista (del Partito d'Azione) ad azionista, in quanto ministro del tesoro, della Telecom durante gli affari con Milosevic, dà ulteriore prova di zeligismo durante un settennato gonfio di retorica, in cui si fa moderatore di leggi incostituzionali (ma non troppo) e simbolo di un'Italia - "l'Italia di Ciampi"? - soi-disant moralmente e antropoligicamente superiore, e tuttavia ammiccante coi ragazzi di Salò, favorevole alla cancellazione del divieto di vendere armi alla Cina, sempre col potere di grazia nella penna, stretto dalla differenza che passa tra Presidente della Repubblica e Presidenza della Repubblica. Un'Italia dai confini così sfumati da escludere solo il folklore leghista e poco altro; un obiettivo, la rielezione di C.A.C., in linea con le voglie di grosse koalizioni.
Meglio Tabucchi.
venerdì, novembre 18, 2005
Ritiraveti Harold Bloom, Rene Girard e Hans Magnus Enzensberger. Europa illumina da una prospettiva inedita il dibattito letterario: la lotta è fra scrittori che cominciano con la lettera "b". Alessandro Baricco, Pietrangelo Buttafuco e Dan Brown. In particolare c'è un duello tra Baricco e Buttafuoco, gli "Scalfarotto degli scaffali". Tra i sostenitori del simpatico fascista il quotidiano della Margheria inserisce lo scrivente, che ha titolato un post "in cui non si capisce granchè" proprio Meglio Buttafuoco, insieme al blog Credere obbedire combattere (visitatelo). D'ora in poi, e a partire da questo titolo, solo post seri, ok?
giovedì, novembre 17, 2005
Qualcuno è approdato a questo blog cercando "che fico"+pippo+franco+testo. Esaudisco subito la richiesta, nel caso ricapitasse.
Che fico, che fico, sognare,
di avere un motoscafo, che corre sul mare,
e in tasca ai pantaloni
un po' di milioni
da spendere in gelati, patatine
pop-corn e noccioline
e poi che fico, che fico,
avere il poster nella stanza,
che fico, comprare, un mucchio di adesivi,
che fico, uscire con quella spilla punk sul giubbotto
che tu puoi portare su lo stesso.
Che fico, che fico, andare,
nel parco a pattinare,
con tutta la banda, guidare la discesa,
girare, sfiorare,
quelle ragazzine che vedendoti volare
poi sospirano, cosi':
Ma quant'e' fico quello li',
ma guarda che maglietta, che jeans.
Mi piace un frego quello li',
e' un tipo fico, ma proprio fico.
Che fico, che fico, entrare
in una discoteca, ballare, saltare,
ballare da morire,
poi bere impazzire,
giocarsi una fortuna in aranciate
e poi del resto non mi importa proprio
un fico, che fico, andare
insieme a tanta gente,
sul prato all'aperto
per vivere un concerto,
sentire, gridare
e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire
fico, che fico, che vita,
partire una mattina,
per fare una gita,
scherzare sul pulmino,
un viaggio da sballo
con quelle ragazzine che ad ogni tua battuta
poi sospirano, cosi':
Ma quant'e' fico quello li',
ma guarda che maglietta, che jeans.
Mi piace un frego quello li',
e' un tipo fico, ma proprio fico.
Che fico, che fico,
avere il poster nella stanza,
che fico, comprare, un mucchio di adesivi,
che fico, uscire con quella spilla punk sul giubbotto
che tu puoi portare su lo stesso.
Che fico, che fico, andare
insieme a tanta gente,
sul prato all'aperto
per vivere un concerto,
sentire, gridare
e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire
fico, che fico, sognare,
di avere un motoscafo, che corre sul mare,
e in tasca ai pantaloni
un po' di milioni
da spendere in gelati, patatine
pop-corn e noccioline
e poi che fico, che fico, che ficoo,
che fico, che ficoo,
che fico, che ficoo...
mercoledì, novembre 16, 2005
Ditemi che è uno scherzo. L'ultimo di una serie di sorprendenti commenti è proprio un "corro subito a comprarlo", con un soddisfatto punto esclamativo alla fine. Non s'era capito che quelle disordinate e confuse righe erano tutto fuorché un invito ad acquistare/leggere quel libro (che non nonimo più sennò gli faccio pubblicità)? Leggiamo: "Ultimo si chiamava così era stato il primo figlio. - E Ultimo -, aveva subito precisato sua madre, appena ripresi i sensi dopo il parto. Così fu. Ultimo". La citazione dovrebbe spiegare già tutto. Chi ha la sua opinione su B. la vede confermata. Geniale la Fandango. Sarcasmo unito a smarrimento per una casa editrice che ha sfornato belle cose. Neanche l'originale avrebbe osato compilare Compilare un incipit del genere. Più baricchiano di Baricco, questo Alessandro Barrico, ecco la finzione del candido equivoco rivelatore giocata attraverso l'abusato stratagemma della storpiatura del nome, che vanta illustri predecessori come Antonio De Curtis ed è tuttora fastidiosamente praticato da Emilio Fede. Così mi sembra d'aver letto, incrociando la pubblicità di questa operazione astuta e caustica nel parodiare, cattiva nell'aver incentrato tutto sullo stupido culto dell'automobile (alluderà a qualcosa?) (1), non dimenticando la guerra ("che è bella anche se fa male" dice) (2). 1 e 2 li lascio risolvere a chi non avesse più sudoki da fare.
Siete troppo buoni. Oppure la societé du spectacle è invicibile.*
domenica, novembre 13, 2005
"Ultimo si chiamava così era stato il primo figlio. - E Ultimo -, aveva subito precisato sua madre, appena ripresi i sensi dopo il parto. Così fu. Ultimo". Geniale la Fandango. Neanche l'originale avrebbe osato compilare un incipit del genere. Più baricchiano di Baricco, questo Alessandro Barrico, così mi sembra d'aver letto, incrociando la pubblicità di questa operazione astuta e caustica nel parodiare, cattiva nell'aver incentrato tutto sullo stupido culto dell'automobile (alluderà a qualcosa?), non dimenticando la guerra ("che è bella anche se fa male" dice).
Serge Gainsbourg, Luciano Bianciardi, Eugenio Montale, Marco Lodoli (!), Umberto Lenzi, Antonio Pietrangeli: in quale testo è possibile trovare insieme questi nomi se non in una recensione dell'ultimo disco dei Baustelle? Tali e tanti e così disparati sono i riferimenti de La Malavita, album irresistibile e malsano, che cattura subito e resiste ai numerosi ascolti. Di sicuro qualcosa che rimarrà.
martedì, novembre 08, 2005
Cosa è avvenuto realmente e quali armi sono state usate durante l'attacco del Novembre 2004 a Falluja, in Iraq.
Documenti inediti e immagini esclusive raccolte da Rai News 24.
sabato, novembre 05, 2005
giovedì, novembre 03, 2005
You shone like the sun"
Shine on you crazy diamond - Roger Waters
"Tutto quello che abbiamo può esserci tolto"
Italo Calvino
Ci sono quesiti nella storia italiana che sembrano destinati a non aver mai soluzione. "Che fine ha fatto il biondino che ballava negli 883?" hanno sempre chiesto a Max Pezzali.
Ci sono storie che sembrano la metafora di un'epoca.
Tutto inizia nel 1992, l'anno di Mani Pulite.
Questa è una brutta storia.
E' una storia sbagliata, toccante, assurda.
Se fosse un film, sarebbe un film di Martin Scorsese (o Cameron Crowe); se fosse un romanzo il protagonista sarebbe il nostro Seymour Levov.
Ma questa è una storia vera.
Questa è la storia di Mauro Repetto: prima parte.
martedì, novembre 01, 2005
Del Neo-capitalismo latino – di ritorno dall’aeroporto –
[là è rimasto Moravia, puro fra le sue valige]
solo, “pilotando la sua Alfa Romeo”
in un sole irriferibile in rime
non elegiache, perché celestiale
il più bel sole dell’anno –
come in un film di Godard:
sotto quel sole che si svenava immobile
unico,
il canale del porto di Fiumicino
una barca a motore che rientrava inosservata
i marinai napoletani coperti di cenci di lana
un incidente stradale, con poca folla intorno…
come in un film di Godard – riscoperta
del romanticismo in sede
di neocapitalistico cinismo, e crudeltà –
al volante
per la strada di Fiumicino,
ed ecco il castello (che dolce
mistero, per lo sceneggiatore francese,
nel turbato sole senza fine, secolare,
questo bestione papalino, coi suoi merli,
sulle siepi e i filari della brutta campagna
dei contadini servi)…
sono come un gatto bruciato vivo,
pestato dal copertone di un autotreno,
impiccato da ragazzi a un fico,
ma ancora almeno con sei
delle sue sette vite,
come un serpe ridotto a poltiglia di sangue
un’anguilla mezza mangiata
le guance cave sotto gli occhi abbattuti,
i capelli orrendamente diradati sul cranio
le braccia dimagrite come quelle di un bambino
un gatto che non crepa, Belmondo
che “al volante della sua Alfa Romeo”
nella logica del montaggio narcisistico
si stacca dal tempo, e v’inserisce
Se stesso:
in immagini che nulla hanno a che fare
con la noia delle ore in fila…
col lento risplendere a morte del pomeriggio…
La morte non è
nel non poter comunicare
ma nel non poter più essere compresi.
E questo bestione papalino, non privo
di grazia – il ricordo
delle rustiche concessioni padronali,
innocenti in fondo, com’erano innocenti
le rassegnazioni dei servi –
nel sole che fu,
nei secoli,
per migliaia di meriggi, qui, il solo ospite,
questo bestione papalino, merlato
accucciato tra pioppeti di maremma,
campi di cocomeri, argini,
questo bestione papalino blindato
da contrafforti del dolce color arancio
di Roma, screpolati
come costruzioni di etruschi o romani,
sta per non poter più essere compreso.
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"Oggi si ama e frequenta molto il Pasolini di queste due opere [Salò e Petrolio, n.d.d.], e il Pasolini della tragica morte. E si dimentica, non si ama, il grande Pasolini dei film pre-mito, della poesia e delle polemiche. Vorrà pure dir qualcosa, per esempio, che si ama la morte di Pasolini e non la vita, non la ribellione, non la rivotla contro l'ingiustizia del mondo..."
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"Mi riconosco in Pierpaolo Pasolini perché era un personaggio scomodo come io alle volte sono stata." - Anna Falchi
"Sono pasoliniano" - Clemente Mastella
"Ci manchi Pier Paolo!" - Mina Mazzini
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di Laura Betti
martedì 1 novembre 1.30 rai3 Fuori Orario
Meglio il film di Laura Betti che qualche freddo piano-sequenza keithjarretthiano.