mercoledì, novembre 30, 2005

 

"Businessmen, they drink my wine"
Bob Dylan - All along the watchtower

"Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino"
Ct 1,2



Potevo abbandonare Daniel 1 (pag.89) durante il suo vagabondaggio per gli autogrill iberici alla ricerca di una rissa (per leggere di uno che per mestiere beve vino, poi)? Nessuna sospensione, quindi, e niente di più sul libro di quanto un generatore di recensioni possa darvi inserendo parole come: Langhe, Fenoglio, Pavese, colline, passato, mutazioni, solitudini, vino. Sopratutto vino, tanto che la presentazione del libro è ambientata proprio in un'enoteca, creando un precedente insuperabile per gradevolezza. (Adottando lo stesso criterio quanta gente andrebbe alla presentazione di un libro di Houellebecq?) Ecco, sulla presentazione ci sono invece cose che non possono essere taciute.

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"Sembra che Orengo (...) si sia avvicinato ai racconti morali di E. Rohmer" - Prof. Improta, Ibs

"Puro Chabrol" - Alberto, Ibs

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Dietro di me qualcosa di simile a una riunione di docenti delle superiori se non fosse diluita in un pubblico tanto cospicuo quanto variegato, stipato entro quattro mura completamente ricoperte di bottiglie, ad eccezione di un paio di metri quadri dedicati a pubblicizzare uno squallido videonoleggio (provate a chiedere Triple agent, metteranno una vostro foto con la scritta "io non posso entrare"). I guai della diversificazione. Bottiglie che vengono maneggiate dall'autore, tra una domanda e l'altra, mentre il letterato con più pseudonimi dai tempi di Pessoa, incaricato dell'intervista, esplora il testo in tutte le sue implicazioni geopolitiche, ma trova il tempo di fare qualche considerazione sulla natura umana nonché prendersi gioco di gente che gestisce blog citati da quotidiani della Margherita (mangiatori di fuoco e donne barbute mancavano). Tutto bene, se non fosse per un "sebbene" incastonato fra "(...) erotismo" e un "non ci siano scene che (...)", rivelatore di un'affinità con quel mio compagno di scuola che un giorno scrisse - indignatissimo - a un giornaletto di cinema, chiedendo spiegazione del numero superiore di palle assegnato nella categoria "erotismo" all'hitchcockiano Marnie rispetto a quelle dei film di Edvige Fenech. La risposta del redattore, che polverizzò la volgare contenstazione negando ogni presunta positiva correlazione fra l'epidermide impressa in pellicola e la quantità di palle, fu memorabile e andrebbe riproposta su queste colonne. Se c'è erotismo in questo romanzo allora il paragone Rohmer non può che essere lusinghiero. L'ultraottantenne autore di La mia notte con Maud, Incontri a Parigi e Racconto d'autunno è il più grande regista erotico del mondo, un primato insidiato nei primi anni novanta solo dal compianto Krisztof Kieslowsi. Non stupisce quindi che, sotto falso nome, il suddetto letterato abbia scritto "Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire", con beneficio del PIL ma senza addolcimento della vita del paese.

[Per gentile concessione della rivista Gente di un certo livello.]

lunedì, novembre 28, 2005

 

Non sentiamo


La commedia all'italiana* è la nostra condanna; tanto vale approfittarne per mettere l'immagine di uno dei più bei finali della storia del cinema, no? (Del pessimo e sopravvalutato Dom Camillo invece niente.)
*in senso lato, molto lato.
[Per il "reportage": sospendo Houellebecq, leggo "Di viole e liqurizia" - che è corto - e lo scrivo].

domenica, novembre 27, 2005

 



Roberto Castelli
“Sindrome di Mallory-Weiss”
(olio su tela, 72 x 72 cm - Pisa 2005)

- collez. priv. -

[Viaggio nel mondo dell'arte degenerata dell'imperdibile Malvino ©]

mercoledì, novembre 23, 2005

 

Edizione straordinaria
E' arrivato il freddo.

domenica, novembre 20, 2005

 

Meglio Tabucchi
Quanti sono i blog che sostengono, con uno spettacolare banner à la matrix, la rielezione - rielezione - di Carlo Azeglio Ciampi a Presidente della Repubblica? Non credo sia uno scherzo, perciò stupisce non poco che molti, anche stimabili, blogger auspichino che questa carica venga ricoperta da un individuo di ottantasei - ottantasei - anni l'anno prossimo, tanto ambiguo e forse per questo così amato; chi più dell'incensatissimo attuale presidente meriterebbe di essere citato nell'indimenticabile rubrica di Giuseppe Genna "Gli intoccabili"?
C.A.C. da azionista (del Partito d'Azione) ad azionista, in quanto ministro del tesoro, della Telecom durante gli affari con Milosevic, dà ulteriore prova di zeligismo durante un settennato gonfio di retorica, in cui si fa moderatore di leggi incostituzionali (ma non troppo) e simbolo di un'Italia - "l'Italia di Ciampi"? - soi-disant moralmente e antropoligicamente superiore, e tuttavia ammiccante coi ragazzi di Salò, favorevole alla cancellazione del divieto di vendere armi alla Cina, sempre col potere di grazia nella penna, stretto dalla differenza che passa tra Presidente della Repubblica e Presidenza della Repubblica. Un'Italia dai confini così sfumati da escludere solo il folklore leghista e poco altro; un obiettivo, la rielezione di C.A.C., in linea con le voglie di grosse koalizioni.
Meglio Tabucchi.

venerdì, novembre 18, 2005

 

Lettori di Europa (sì, mi rivolgo a voi quattro) il migliore di tutti è Sandro Veronesi, sappiatelo
Ritiraveti Harold Bloom, Rene Girard e Hans Magnus Enzensberger. Europa illumina da una prospettiva inedita il dibattito letterario: la lotta è fra scrittori che cominciano con la lettera "b". Alessandro Baricco, Pietrangelo Buttafuco e Dan Brown. In particolare c'è un duello tra Baricco e Buttafuoco, gli "Scalfarotto degli scaffali". Tra i sostenitori del simpatico fascista il quotidiano della Margheria inserisce lo scrivente, che ha titolato un post "in cui non si capisce granchè" proprio Meglio Buttafuoco, insieme al blog Credere obbedire combattere (visitatelo). D'ora in poi, e a partire da questo titolo, solo post seri, ok?

giovedì, novembre 17, 2005

 

Servizio pubblico
Qualcuno è approdato a questo blog cercando
"che fico"+pippo+franco+testo. Esaudisco subito la richiesta, nel caso ricapitasse.

Che fico, che fico, sognare,
di avere un motoscafo, che corre sul mare,
e in tasca ai pantaloni
un po' di milioni
da spendere in gelati, patatine
pop-corn e noccioline
e poi che fico, che fico,
avere il poster nella stanza,
che fico, comprare, un mucchio di adesivi,
che fico, uscire con quella spilla punk sul giubbotto
che tu puoi portare su lo stesso.
Che fico, che fico, andare,
nel parco a pattinare,
con tutta la banda, guidare la discesa,
girare, sfiorare,
quelle ragazzine che vedendoti volare
poi sospirano, cosi':
Ma quant'e' fico quello li',
ma guarda che maglietta, che jeans.
Mi piace un frego quello li',
e' un tipo fico, ma proprio fico.
Che fico, che fico, entrare
in una discoteca, ballare, saltare,
ballare da morire,
poi bere impazzire,
giocarsi una fortuna in aranciate
e poi del resto non mi importa proprio
un fico, che fico, andare
insieme a tanta gente,
sul prato all'aperto
per vivere un concerto,
sentire, gridare
e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire
fico, che fico, che vita,
partire una mattina,
per fare una gita,
scherzare sul pulmino,
un viaggio da sballo
con quelle ragazzine che ad ogni tua battuta
poi sospirano, cosi':
Ma quant'e' fico quello li',
ma guarda che maglietta, che jeans.
Mi piace un frego quello li',
e' un tipo fico, ma proprio fico.
Che fico, che fico,
avere il poster nella stanza,
che fico, comprare, un mucchio di adesivi,
che fico, uscire con quella spilla punk sul giubbotto
che tu puoi portare su lo stesso.
Che fico, che fico, andare
insieme a tanta gente,
sul prato all'aperto
per vivere un concerto,
sentire, gridare
e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire
fico, che fico, sognare,
di avere un motoscafo, che corre sul mare,
e in tasca ai pantaloni
un po' di milioni
da spendere in gelati, patatine
pop-corn e noccioline
e poi che fico, che fico, che ficoo,
che fico, che ficoo,
che fico, che ficoo...

Che fico.

mercoledì, novembre 16, 2005

 

Meglio Buttafuoco
Ditemi che è uno scherzo. L'ultimo di una serie di sorprendenti commenti è proprio un "corro subito a comprarlo", con un soddisfatto punto esclamativo alla fine. Non s'era capito che quelle disordinate e confuse righe erano tutto fuorché un invito ad acquistare/leggere quel libro (che non nonimo più sennò gli faccio pubblicità)? Leggiamo: "Ultimo si chiamava così era stato il primo figlio. - E Ultimo -, aveva subito precisato sua madre, appena ripresi i sensi dopo il parto. Così fu. Ultimo". La citazione dovrebbe spiegare già tutto. Chi ha la sua opinione su B. la vede confermata. Geniale la Fandango. Sarcasmo unito a smarrimento per una casa editrice che ha sfornato belle cose. Neanche l'originale avrebbe osato compilare Compilare un incipit del genere. Più baricchiano di Baricco, questo Alessandro Barrico, ecco la finzione del candido equivoco rivelatore giocata attraverso l'abusato stratagemma della storpiatura del nome, che vanta illustri predecessori come Antonio De Curtis ed è tuttora fastidiosamente praticato da Emilio Fede. Così mi sembra d'aver letto, incrociando la pubblicità di questa operazione astuta e caustica nel parodiare, cattiva nell'aver incentrato tutto sullo stupido culto dell'automobile (alluderà a qualcosa?) (1), non dimenticando la guerra ("che è bella anche se fa male" dice) (2). 1 e 2 li lascio risolvere a chi non avesse più sudoki da fare.
Siete troppo buoni. Oppure la societé du spectacle è invicibile.*

domenica, novembre 13, 2005

 

Questo post
"Ultimo si chiamava così era stato il primo figlio. - E Ultimo -, aveva subito precisato sua madre, appena ripresi i sensi dopo il parto. Così fu. Ultimo". Geniale la Fandango. Neanche l'originale avrebbe osato compilare un incipit del genere. Più baricchiano di Baricco, questo Alessandro Barrico, così mi sembra d'aver letto, incrociando la pubblicità di questa operazione astuta e caustica nel parodiare, cattiva nell'aver incentrato tutto sullo stupido culto dell'automobile (alluderà a qualcosa?), non dimenticando la guerra ("che è bella anche se fa male" dice).
La malavita
Serge Gainsbourg, Luciano Bianciardi, Eugenio Montale, Marco Lodoli (!), Umberto Lenzi, Antonio Pietrangeli: in quale testo è possibile trovare insieme questi nomi se non in una recensione dell'ultimo disco dei Baustelle? Tali e tanti e così disparati sono i riferimenti de La Malavita, album irresistibile e malsano, che cattura subito e resiste ai numerosi ascolti. Di sicuro qualcosa che rimarrà.

martedì, novembre 08, 2005

 

"Falluja. La Strage Nascosta" di Sigfrido Ranucci
Cosa è avvenuto realmente e quali armi sono state usate durante l'attacco del Novembre 2004 a Falluja, in Iraq.
Documenti inediti e immagini esclusive raccolte da Rai News 24.

sabato, novembre 05, 2005

 

L'infedele e lo straniero
Da ascoltare, da leggere.

giovedì, novembre 03, 2005

 

Il soccombente

"Remember when you were young?
You shone like the sun"
Shine on you crazy diamond - Roger Waters

"Tutto quello che abbiamo può esserci tolto"
Italo Calvino

Questa è la storia di un mistero dimenticato.
Ci sono quesiti nella storia italiana che sembrano destinati a non aver mai soluzione. "Che fine ha fatto il biondino che ballava negli 883?" hanno sempre chiesto a Max Pezzali.
Ci sono storie che sembrano la metafora di un'epoca.
Tutto inizia nel 1992, l'anno di Mani Pulite.
Questa è una brutta storia.
E' una storia sbagliata, toccante, assurda.
Se fosse un film, sarebbe un film di Martin Scorsese (o Cameron Crowe); se fosse un romanzo il protagonista sarebbe il nostro Seymour Levov.
Ma questa è una storia vera.
Questa è la storia di Mauro Repetto: prima parte.

martedì, novembre 01, 2005

 

Come in un film di Godard: solo
In una macchina che corre per le autostrade
Del Neo-capitalismo latino – di ritorno dall’aeroporto –

[là è rimasto Moravia, puro fra le sue valige]

solo, “pilotando la sua Alfa Romeo”

in un sole irriferibile in rime

non elegiache, perché celestiale

il più bel sole dell’anno –

come in un film di Godard:

sotto quel sole che si svenava immobile

unico,

il canale del porto di Fiumicino

una barca a motore che rientrava inosservata

i marinai napoletani coperti di cenci di lana

un incidente stradale, con poca folla intorno…


come in un film di Godard – riscoperta

del romanticismo in sede

di neocapitalistico cinismo, e crudeltà –

al volante

per la strada di Fiumicino,

ed ecco il castello (che dolce

mistero, per lo sceneggiatore francese,

nel turbato sole senza fine, secolare,


questo bestione papalino, coi suoi merli,
sulle siepi e i filari della brutta campagna

dei contadini servi)…


sono come un gatto bruciato vivo,

pestato dal copertone di un autotreno,

impiccato da ragazzi a un fico,


ma ancora almeno con sei

delle sue sette vite,

come un serpe ridotto a poltiglia di sangue

un’anguilla mezza mangiata


le guance cave sotto gli occhi abbattuti,
i capelli orrendamente diradati sul cranio

le braccia dimagrite come quelle di un bambino

un gatto che non crepa, Belmondo

che “al volante della sua Alfa Romeo”

nella logica del montaggio narcisistico

si stacca dal tempo, e v’inserisce

Se stesso:

in immagini che nulla hanno a che fare

con la noia delle ore in fila…

col lento risplendere a morte del pomeriggio…


La morte non è

nel non poter comunicare

ma nel non poter più essere compresi.


E questo bestione papalino, non privo

di grazia – il ricordo

delle rustiche concessioni padronali,

innocenti in fondo, com’erano innocenti

le rassegnazioni dei servi –

nel sole che fu,

nei secoli,

per migliaia di meriggi, qui, il solo ospite,


questo bestione papalino, merlato
accucciato tra pioppeti di maremma,

campi di cocomeri, argini,


questo bestione papalino blindato

da contrafforti del dolce color arancio

di Roma, screpolati

come costruzioni di etruschi o romani,

sta per non poter più essere compreso.


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"Mi infastidiscono questi giorni di celebrazione pasoliniana: mi tengo stretto Accattone e Le ceneri di Gramsci ma getto un deciso colpo di spugna sul Pasolini da memorial day, quello vestito da calciatore, da cowboy, da chierichetto, da angelo dell’Apocalisse, da marchettaro [...] Abbiamo visto in televisione (cento volte!) Pasolini insieme a Ezra Pound, Moravia al funerale di Pasolini, Calvino a discutere dei manoscritti rifiutati all’Einaudi, vorremmo che tutto questo si trasformasse in una vera eredità. Ma per godersi un’eredità bisogna prima elaborare il lutto."*
Nicola Lagioia

"Me ne sbatto che ci sarà retorica a rullo. [...] Mi da fastidio il lamentismo di quelli che dicono: "Non ci sarà mai un Pasoni oggi", ma anche di quelli che dicono: "Che palle, ancora Pasolini, dobbiamo andare avanti, superare". Perché celebrare Pasolini? E, a questo punto mi chiedo: Perché celebrare il 25 aprile? Ancora con questi partigiani? Ma dai, ma basta, è roba vecchia, bisogna superare, guardare oltre. Dimenticare. [...] Ieri, girando per una libreria di Bologna (la Melbook) ho visto una ragazza (non poteva avere più di 18-20 anni) che aveva non so quale rivista patinata in mano aperta sull'ennesimo articolo celebrativo su PPP. Magari ne usciva fuori un immagine edulcorata, carina, simpatica: Pasolini che gioca a calcio, Pasolini che ama la mamma, non lo so, non mi interessa. Quello che mi interessa è che ho visto la suddetta ragazza avvicinarsi al reparto tascabili, cercare un po' timorosa e trovare "Scritti corsari" e poi andare alla cassa. Per come la vedo io ne è valsa la pena. Per come la vedo io 10, 100, 1000 di queste ragazze, o ragazzi, avranno fatto questa operazione in questi giorni. Se da tutto il trombonismo dei "non ci sono i Pasolini di una volta", se da tutto il modaiolismo dei "ricorrenti impenitenti", se da tutto il "fammi un pezzo su Pasolini che oggi tira", se da tutta questa merda, comunque, nasceranno dei fiori come questi, io, comunque, reputo che la guerra mia personale è vinta."*
Gianni Biondillo

"Oggi si ama e frequenta molto il Pasolini di queste due opere [Salò e Petrolio, n.d.d.], e il Pasolini della tragica morte. E si dimentica, non si ama, il grande Pasolini dei film pre-mito, della poesia e delle polemiche. Vorrà pure dir qualcosa, per esempio, che si ama la morte di Pasolini e non la vita, non la ribellione, non la rivotla contro l'ingiustizia del mondo..."
Goffredo Fofi

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"Mi riconosco in Pierpaolo Pasolini perché era un personaggio scomodo come io alle volte sono stata."
- Anna Falchi

"Sono pasoliniano" - Clemente Mastella

"Ci manchi Pier Paolo!" - Mina Mazzini

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"Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno"
di Laura Betti

martedì 1 novembre 1.30 rai3 Fuori Orario


Meglio il film di Laura Betti che qualche freddo piano-sequenza keithjarretthiano.