lunedì, ottobre 31, 2005

 

It's so cold in Alaska
Qual è il verso più triste mai scritto in una canzone? Difficile scegliere, anche una sola canzone, non un album, però: Berlin di Lou Reed, che si chiude proprio con una Sad song, non meno straziante degli altri brani, è un abisso di dolore senza eguali nella storia del rock. Tutt'altro genere rispetto al fortunato Transformer ("Feci quello che la gente si aspettava da me, come ho già detto volevo diventare celebre per poter essere il più grande stronzo in circolazione e sono riuscito anche a ispirare dei grossissimi stronzi, perché la mia merda è molto meglio dei diamanti degli altri"), Berlin è commercialmente un insuccesso e viene stroncato dalla critica arrivando a irritare perfino Lester Bangs. Un vero concept album, dieci brani che scandiscono una storia, quella di Jim e Caroline, nella quale è possibile intravedere qualche elemento autobiografico: uno scavo nell'anima paragonabile solo a un film di Jean Eustache.
Nighthawks
"Non necessariamente un sogno, magari anche un quadro di Hopper, dove tuttavia la protagonista esce dal taxi che paga cinque euro ed entra in un supermercato aperto tutta la notte che vende i farmaci che le servono" - Robba da Emmebi*
Colpi di coda
Dopo la legge proporzionale, il passaggio dall'ora legale a quella solare.

venerdì, ottobre 28, 2005

 

L'ho scoperto io! L'ho scoperto io!
Il nostro blog situazionista preferito ha accolto il suggerimento e lanciato, come i prodotti editoriali che si rispettano e non, un calendario per il 2006. Per l'occasione lo intervista Bret Easton Ellis.
Gtesen - Letture in corso

domenica, ottobre 23, 2005

 

Le donne odiavano il jazz e non si capisce il motivo

"Il derubato che sorride
ruba qualcosa al ladro
ma il derubato che piange
ruba qualcosa a se stesso"
Pier Paolo Pasolini

"Ho guardato in fondo al gioco
tutto qui? … ma - sai -
sono un vecchio sparring partner

e non ho visto mai

una calma più tigrata,

più segreta di così,

prendi il primo pullmann, via…

tutto il reso è già poesia… "

Paolo Conte


Un sepolcro imbiancato non è il modo migliore per cominciare, per fortuna la serata si riscatta con un rutilante mini-concerto mediterraneaggiante tenuto da Gianni Calone, che forse eccede un po' con le pulcinellate, e il, tra le tante cose, coautore di Creuza de ma, Mauro Pagani, album dal quale si esegue "A dumenega" e con la cui title-track, in una straordinaria versione poliglotta, si conclude la performance. L'ultima parte non è da meno: Stefano Bollani, Quartetto Euphoria, David Riondino, Banda Osiris. Tra i tanti momenti eccezionali di questa altra irresistibile metà gli apocrifi più veri del vero di De Gregori e Battiato interpretati da Riondino ma soprattutto una "Capocabana", brano simil-contiano di Stefano Bollani, che strappa risate sguaiate e convulse a un pubblico estasiato, dopo aver commosso con una versione per sola mano sinistra di "Che cosa sono le nuvole?".

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Paolo Conte.
A. di D.:"Però è bravo a suonare..."
D.:"..."

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"...immaginate che vi sia affiadato il compito di raccontare una serie di orgasmi multipli e ripetuti che, a cadenza annuale e per trent'anni di vita, irrompono nella vostra esistenza ribaltandola da capo a piedi..."
Antonio Silva

(Chissà se arriverà mai qualcuno a questa pagina cercando su un motore di ricerca antonio+silva+orgasmi).

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E poi Khaled.
Per il resto: il comico diverte con umorismo swiftiano, Petra Magoni dimostra l'esistenza di Dio, il più grande attore italiano dopo suo fratello chiude lo spettacolo con dozzine di altri artisti.

"Parlare di musica è come danzare di architettura"

Si ringrazia la Yakuza per il foglietto.
Non si ringrazia l'Arma dei Carabinieri.
Riferimenti a persone, situazioni e cose non sono puramente casuali.
Per la realizzazione del post non sono stati usati animali.
A chiunque

venerdì, ottobre 21, 2005

 

I moralisti han chiuso i bar

I'm waiting for the man

"La fantasia può portare male
se non si conosce bene come domarla"

Quattro stracci - Francesco Guccini


Penso che no, no: Lou Reed non l'avrebbe fatto, mentre Gianni Calone canta "Lontano, lontano", le luci si accendono, mi accecano. Poi c'è un guitto. Prendete le parole: tirare, pista, fiuto, Lapo, merda, euro, Maroni, maroni e immaginate voi le battute.

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"Lunga e diritta correva la strada / l'auto veloce correva / la dolce estate era già cominciata / vicino lui sorrideva."*

A. di D.: "Bella 'sta canzone. L'hai messa nel cd per la macchina?"
D. : "No".

*Canzone per un'amica - Francesco Guccini

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Si comincia con "Canzone per un'amica", si finisce con "La locomotiva", purtroppo non cantata a squarciagola e in lacrime dal pubblico, nessuna di quelle canzoni che piaccioni a noi (L'avvelenata, Autogrill), tanti aneddoti come riempitivo, uno forse rubato a un libro di Stefano Benni, sempre divertenti però, un profluvio di R, di devolussìon etc. Poi foto con Flaco, che se ne accorge, e con F., che forse no. (Altro che Kate Moss, in infermeria). (Scherzo, uè; a chi non capita?).

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A. di D.: "Ma veramente [C.] scrive per Repubblica?"
D.: "Sì"
A. di D.: "..."
D.: "..."

* N.B.: A.d.D. potrebbe essere definita un'esegeta di Julius Evola. Altro che stranieri in patria.

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Breve ma intensa apparizione di Leonard Cohen che canta "The famous blue raincoat", la voce rotta dal pianto, una damigiana accanto a lui, ripaga ogni assenza passata, presente e futura e lascia un ricordo indelebile nella storia della manifestazione. I virtosismi pianistici di Marco Castoldi e Sergio Cammariere non fanno rimpiangere Gino Paoli ed omaggiano Sergio Endrigo. Finale con un'impressionante "Collina" di De Andrè.

Si ringrazia la Yakuza per il foglietto gentilmente offerto e ahinoi non usato: ho tentato una supercazzola, invano. (Nel caso di una riproposizione - però - stasera e domani sarà utilizzato, senza meno).

In questo post c'è un errore: trovatelo.

mercoledì, ottobre 19, 2005

 

Le stelle sono indispensabili
Anche quest'anno Philip Roth non ha vinto il premio Nobel, ma tanto cosa se ne fa uno che è il più grande scrittore del mondo? E' opinione diffusa che sia ormai avviato a non ripetere più capolavori come "Pastorale americana", considerato il culmine della sua arte, anche se personalmente gli preferisco "Il teatro di Sabbath": da "La macchia umana", inverosimile? poco sentito?, a "L'animale morente", le solite cose?, fino a "Il complotto contro l'America", gli ultimi romanzi sono considerati sempre libri imperdibili, che dimostrano però l'impossibilità di mantere il livello dei primi capolavori di questa staordinaria vecchiaia. A me piacciono anche gli ultimi, la discontinuità, semmai, è da ricercare all'interno di ogni romanzo, ognuno con momenti straordinari: le ultime due pagine di "Ho sposato un comunista", per esempio, sembrano la ragione stessa dell'intero romanzo, lo sguardo di uno che ha capito tutto, sicuramente il finale più potente che mi sia capitato di leggere. Stavolta quindi vi chiedo: qual è il vostro finale preferito?

Google print
E io che mi pensavo che qua ci fossero libri interi anzichè qualche pagina.*
SCHUMPETER/3
Supplemento economico di Diderot blog (versione da bar)


"Mio padre aveva poi ragione a dir che la pensione è davvero importante"
L'avvelenata - Francesco Guccini

Com'è possibile far fronte agli inconvenienti della crisi del welfare state, almeno a livello personale? Tentare il premio Nobel può sembrare avventato, ma con qualche accorgimento ci si può provare, basta, negli anni, sostenere qualche dittatore, prendere la cittadinanza di qualche paese del terzo mondo, descrivere le turpiduni della vita borghese e poi magari il premio arriva.

domenica, ottobre 16, 2005

 

Tagli allo spettacolo!
"Un sano governo di sinistra dovrebbe fare anch'esso dei tagli o delle redistribuzioni, ma non credo che li farà, perchè supercoinvolto per motivi di familismo amorale nel mondo presente dei media [...] In altri tempi la miseria fu foriera di curiosità, intelligenza, scoperta, rigenerazione, novità, e chissà che tirare la cinghia non possa servirgli, al cinema italiano [...] Perchè i tagli non colpiscono anche la televisione?" - Goffredo Fofi, Film tv

sabato, ottobre 15, 2005

 

Jerome Prokosch: "Quando sento la parola cultura tiro fuori il libretto degli assegni"
Fritz Lang: "Per la stessa ragione Goebbels estraeva la rivoltella..."
*

mercoledì, ottobre 12, 2005

 

martedì, ottobre 11, 2005

 

-A parte gli scherzi,'a Accatto'... Te lo sai che so' 'na persona istruita, te poi fida', lasseme l'ultime volontà... Come lo voi er trasporto funebre?

-Co' tutti l'amici dietro che ridono, e er primo che piagne paga da beve a tutti!

-E che te ce dovemo scrive su la tomba?

-"Provate per credere".
*

domenica, ottobre 09, 2005

 

LU KANT DELLA CHITARRA: ROMANZO ROCCKETTARU (GRANDISSSIMO!!!!) (cit. VMO)

"Dalle tane nascono i fiori."
Gianni Baget Bozzo

"Nella société du spectacle, il Pil è quasi tutto."
Giovanni Choukadarian

Un giocoso kammerspiel al rossese, come al solito sorretto dall'istrionica presenza del critico, sfolgorante macchina attoriale, un Jack Lemmon che non ha lesinato citazioni da Corrado Guzzanti, Karol Wojtila, Renzo Montagnani e Jean Starobinski, il cui unico errore è stato gettare nel gorgo della giustizia italiana il tenutario del blog, abusando dei suoi poteri (addaveni' la separazione delle carriere!) e chiedendo l'impossibile ("spiega cos'è un blog"), per finirlo poi con la correzione della pronuncia di bildungsroman, ignaro del fatto che dalle parti di Tubinga l'accento si usa come proprio dico io. Il meglio l'ha dato però con la testimone chiave del processo: rivolgendosi all'autore ha detto: "Hai trovato una pseudo-ciellina con il corpo di Bo Derek: una scopata al giorno e ti levi il medico di torno. Non è vero, cazzarola?", strappando copiosi applasi, da buon méchant. Da segnalare la presenza nel pubblico di una coppia di stranieri, di sicuro corrispondenti dell'Economist. Ci sono state anche parti serie, con anticipazioni sul premio Tenco e domande all'autore. Nota negativa: la solita satira faziosa che non fa ridere (responsabile: il critico).



sabato, ottobre 08, 2005

 

La questione amorale
Venerdì 14 ottobre esce (forse) il nuovo film di Benigni, "La tigre e la neve". A noi piace ricordarlo così.
Liber-ittico
Delfino con retrogusto di vongole.*

giovedì, ottobre 06, 2005

 

Cahiers du telefilm
Sfoglio Series e le serie "imperdibili" e "capolavoro" sono più di quante immagini; non è ho vista neanche una. Anzi, una sì: in un'angolo si parla di Danica Mc Kellar, che dopo aver partecipato a Wonder years ha scoperto la sua passione per la matematica e dimostrato un teorema sulle proprietà dei campi magnetici. Wonder years, trasmessa in Italia col titolo "Blue jeans" una quindicina di anni fa su rai2, senza particolare successo, è la mia serie preferita, oltre che l'unica seguita interamente: è la storia di un ragazzino americano a cavallo tra gli anni sessana e settanta, una versione piccoloborghese di Dreamers che ha come sigla la With a little help from my friends cantata da Joe Cocker a Woodstock, e non dimentica nessuno dei luoghi comuni di quegli anni: la musica dei Byrds, il Vietnam, l'uomo sulla luna, Carnal knowledge.
Un attacco violento nei confronti dello spettatore a colpi di madeleines, tonnellate di nostalgia grazie alla voce off del protagonista che da grande ripensa alle sue avventure (cifra stilistica della serie, oggetto di una parodia da parte dei Simpson), tanto che non può lasciare indifferenti neanche coloro che in quell'epoca non erano ancora nati. Ma forse la nostalgia si può provare solo per i periodi non vissuti.
(La vostra serie preferita?).

domenica, ottobre 02, 2005