mercoledì, marzo 29, 2006

 

Un pezzo di storia (via A.)
["Pezzo da teche rai, da affiancare al Diario di un maestro di De Seta, Pasolini al Giro d'Italia e Geppetto/Manfredi."]

domenica, marzo 26, 2006

 

De l'abjection
L'agghiacciante gag di B. a Strasburgo è l'unico passaggio davvero memorabile di "Quando c'era Silvio": i dubbi sull'efficacia dell'opera sono molti, da un lato perché il tentativo di restituire nello spazio di cento minuti i frutti di un fenomeno che ha giocato sempre con fortuna la carta della ripetizione fino all'eccesso risultano insufficienti ma allo stesso tempo rendono l'oggetto troppo complesso e quindi poco adatto a raggiungere i propri scopi; dall'altro è facile ipotizzare che le centomila copie di dvd più libretto vendute saranno andate ad arricchire archivi che accolgono già speciali di Diario come Berlusconeide 1 e 2, diversi Micromega, qualche Travaglio/Gomez/Barbacetto - per essere magari avidamente compulsati come il Fantozzi del primo episodio faceva coi testi sacri del marxismo al lume di un abat-jour ed esclamare: "Ma allora c'hanno semper preso per il culo!". Solo che al "ma chi?" della moglie non si parlebber più di politica e anzichè citare sim e simili si tirerebbero fuori nomi che non meritano il paragone con personaggi wellesiani, e fatti storici dimenticati etc.
Quei quattordici minuti reperibili anche in rete, dove la mano degli autori è limitata a un sottofondo musicale e a una banana come intermezzo visivo tra un frammento e l'altro (scelte entrambe evitabili), mostrano rossellinianamente gli eventi che i telegiornali hanno surrogato con le prevedibili dichiarazioni dei soliti dodici tredici portavoce e capi corrente: una potente sineddoche caimana.
(La visione del filmato è consigliata ad un pubblico adulto).


Frammenti della scena sono presenti anche nell'ultimo film di Nanni Moretti. Ma quella è un'altra storia. Vogliate gradire due pareri che per evidenti esigenze di par condicio sono contrapposti.

Primo film tratto da un articolo di Franco Cordero, Il caimano non è un film sul caimano ma su un film intitolato Il caimano. Moretti pulisce gli specchi ma i paraguru ignoreranno il riflesso; i pezzi, bruciati al momento della proiezione di quello che si è rivelato un gioco metafilmico, sono già stati digeriti da millecinquecento lettori che non amano sorprese; prima che la curiosità del passante svanisca ne scriviamo anche noi. La distruzione di un amore non ripaga del dolore: testimoni di un passato in cui si consumavano sposalizi e pranzi e vendette solo brandelli di pellicole oggetto di un culto officiato dal più grande attore ligure di tutti i tempi; le mura che hanno ospitato gli eventi cadono risucchiate da un capitale sempre più anarchico (alla faccia delgli anarchici): il futuro è inedificabile, pure nella forma di balocchi danesi. Così un po' Otto e mezzo, un po' Una vita difficile, ma cronenberghiana nell'anima per come indaga su tratti identitari antropologicamente modificati, stringenti eppure ineffabili, la narrazione segue i passi di chi per incidente nella storia è stato chiamato a sotterrare il Pudore e dare il colpo di grazia al già malconcio Diritto, ricevendone premio da chi crede nella maestà del male e ne subisce il fascino, oppure semplicemente abita lontano dalla storia "perché chi sa sa e chi non vuol sapere non vuol sapere". Della vita del caimano si filmerà solo un giorno ancora da venire: mai s'era visto un lieto fine così terrificante, con la racaille berlusconiana che incendia la notte della repubblica: ce ne sera que un début - proprio alla fine? O tutto è già successo?

Caro direttore, è ora di dire basta. Voterò per la prima volta la Casa delle libertà, io che non voto da quando Democrazia proletaria non c'è più, non solo perché il film di Moretti non mi è piaciuto (così come non sarebbe piaciuto a Gian Maria), tutto incentrato sui diritti borghesi, ma perché il presidente oltre ai grandi meriti di chiamare i regolamenti di conti fra noialtri con il proprio nome ed incarnare perfettamente l'idea di proprietà come furto è l'unica speranza per depurare il paese dalle ultime incrostazoni liberaldemocratiche: la non alternanza per l'alternativa! E poi si è sempre dimostrato leale, mica come certi infami trozkisti! Un caro saluto

Palmiro Beria, Sesto San Giovanni
da "Il giornale", 28-03-2006

Da parte mia aggiungo solo che il film è anche molto divertente.

venerdì, marzo 24, 2006

 

'A nciclopedia lìbbera: parte napoletana e parte nopea.

giovedì, marzo 23, 2006

 

"Gentili lettori e gentili lettrici, lo so lo so, tra un po’ correrete nelle librerie per acquistare “Free Karma Food” di Wu Ming 5 e “Dies Irae” di Giuseppe Genna, vi divertirete leggendo questi due romanzi dei quali avete già avuto modo di apprezzare qualche nutrito frammento di anticipazione sul web. Ebbene, nella settimana seguente accadrà qualcosa di altrettanto interessante. Prendete nota. Ecco qui di seguito un annuncio un po’ particolare, riguardante un evento che si svolgerà nel prossimo futuro, per l’esattezza il 30 marzo prossimo venturo. L’evento è particolare per questo motivo: sta per uscire un libro scritto da una persona che stimo e che scrive bene davvero, non un ‘autore’, bensì uno scrittore e una persona, proprio come WM5 e GG. Il suo nome è Marino Magliani, ed io approfitto del mio blog per parlare del suo romanzo in uscita, così come ne approfitterò per parlarne una volta che l’avrò letto, il romanzo si intitola “Quattro giorni per non morire”, e uscirà con Sironi nel penultimo giorno di questo mese. Da qui passano una manciata di persone ogni giorno, la maggior parte di loro sono persone che mi stimano senza avermi mai visto in faccia né parlato, ebbene, è la stessa cosa che posso dire di Marino, egli, l’autore, vive in Olanda ma è italianissimo, lo è pure la sua prosa nitida e scorrevole, e (sono certo che le cose che ho letto in precedenza saranno lì confermate) la descrizione dei caratteri, pugni allo stomaco dati con una sottile gentilezza, ambientazioni in paesaggi e luoghi, atmosfere reali, il vento che è vento e la pioggia che è la pioggia, cose rare in questi tempi postpostpost. Quando leggerò il romanzo di Marino Magliani, Quattro giorni per non morire, nella sua interezza, vi prometto che scriverò un altro post per dirvi che cosa ne penso e per invitarvi a discuterne insieme a me, quindi:

Quattro giorni per non morire
Un uomo in fuga, un paesaggio aspro, un nodo di affetti e passioni. Un noir teso e dolente, all’altezza del miglior Carlotto.
Qui c'è un uomo doppiamente condannato. Nel fisico, per una malattia. Nella vita sociale, perché è un carcerato. Ha l'opportunità di fuggire e di scampare la seconda condanna al fine di tentare di scampare alla prima, la più importante.
Qui c'è un passato che riemerge, un presente che sembra aprirsi, un futuro da giocarsi all'ultima mano. C'è una partita, c'è un rischio, c'è un dolore. C'è una trama che ti prende, una rete di affetti che non ti lascia, una scacchiera su cui muoversi con cautela e decisione.
Qui c'è un libro pieno di cose. Ma c'è anche un luogo che è una delle più emozionanti fra le terre emerse: la Liguria scheggiata e scoscesa che solo gli scrittori liguri sanno rendere sulla pagina e, fra questi, soprattutto i liguri che se ne sono andati e che ci ritornano ciclicamente, spalle al mare, inerpicandosi fra gli ulivi, nelle terrazze di muretti a secco, scambiando scarne battute con gli altri umani, come Marino Magliani fa, sia nella scrittura sia nella vita."

GTesen

mercoledì, marzo 22, 2006

 

lunedì, marzo 20, 2006

 

Conoscere per deliberare ("si son presi anche il blog di diderot")
A dispetto di quel che da tempo attestano, unanimi, i sondaggi, il risultato delle elezioni che si terranno il 9 e 10 aprile appare ancora quantomai incerto. È questo un buon motivo perché chi scrive spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché questo blog auspica un esito favorevole ad una delle due parti in competizione: il centrosinistra.
Un auspicio, sia detto in modo altrettanto chiaro, che non impegna l’intero corpo dei commentatori di questo blog e che farà nelle prossime due settimane da cornice ad un modo di dare e approfondire le notizie politiche quanto più possibile obiettivo e imparziale, nel solco di una tradizione che compie proprio in questi giorni nove mesi.
La nostra decisione di dichiarare pubblicamente una propensione di voto (cosa che abbiamo peraltro già fatto e da tempo in occasione delle elezioni politiche) è riconducibile a più di una motivazione. Innanzitutto il giudizio sull’esito deludente, anche se per colpe non tutte imputabili all’esecutivo, del quinquennio berlusconiano: il governo ha dato l’impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle proprie controversie interne e di aver badato più alle sorti personali del presidente del Consiglio che non a quelle del Paese. In secondo luogo riterremmo nefasto, per ragioni che abbiamo già espresso più volte, che dalle urne uscisse un risultato di pareggio con il corollario di grandi coalizioni o di soluzioni consimili; e pensiamo altresì che l’alternanza a Palazzo Chigi - già sperimentata nel 1996 e nel 2001 - faccia bene al nostro sistema politico. Per terzo, siamo convinti che la coalizione costruita da Romano Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Prodi stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento.
Merito, questo, oltreché di Romano Prodi, di altre quattro o cinque personalità del centrosinistra. Il leader della Margherita Francesco Rutelli, che ha saputo trasformare una formazione di ex dc e gruppi vari di provenienza laica e centrista in un moderno partito liberaldemocratico nel quale la presenza cattolicaè tutelata in un contesto di scelte coraggiose nel campo della politica economica e internazionale. Piero Fassino, l’uomo che più si è speso per traghettare, mantenendo unito e forte il suo partito, la tradizione postcomunista nel campo dominato dai valori di cui sopra. I radicalsocialisti Marco Pannella e Enrico Boselli che con il loro mix di laicismo temperato e istanze liberali rappresentano la novità più rilevante di questa campagna elettorale. Fausto Bertinotti, il quale per tempo ha fatto approdare i suoi alle sponde della nonviolenza e ha impegnato la propria parte politica in una nitida scelta al tempo della battaglia sulle scalate bancarie (ed editoriali) del 2005.
Noi speriamo altresì che centrosinistra e centrodestra continuino ad esistere anche dopo il 10 aprile. E ci sembra che una crescita nel centrodestra dei partiti guidati da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini possa aiutare quel campo e l’intero sistema ad evolversi in vista di un futuro nel quale gli elettori abbiano l’opportunità di deporre la scheda senza vivere il loro gesto come imposto da nessun’altra motivazione che non sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel dato momento storico, a governare. Che è poi la cosa più propria di una democrazia davvero normale.

domenica, marzo 12, 2006

 

(21/3)
Ferite e rifioriture

venerdì, marzo 10, 2006

 

Il Popper dei popoli
Chi pensa che i blog non contino niente dovrebbe ricredersi: la seconda carica dello Stato è un blogger a tutti gli effetti, scrive post e riceve commenti; pochi sceltissimi banner e link, un template sublime e subliminale e, come se non bastasse, anche un coraggioso podcast. Per l'Occidente questo ed altro.

lunedì, marzo 06, 2006

 

Facciamo fallire Tronchetti Provera
Mi hanno detto che con Internetcalls le chiamate a telefoni fissi sono gratis. (Prossimamente su questo blog: le derive populiste).
Appunti per un post mai scritto intorno al festivàl di Sanremo
Lo scenografo è lo stesso di Salò o le 120 giornate di Sodoma: riflettere sulla cosa - L'unico vero artista,
nonché sola autentica anima libertarian della dance nostrana (checchè se ne dica), non era in concorso, ma come ogni anno denunciava con la sua presenza in città l'ingiustizia cui uno stolido perbenismo lo condanna: dopo aver lasciato un capanello di sodali con un incomprensibile - se non per parole come "mannaggia" e "bocchini" - discorso, cammina ignorato dalla folla circostante, e alla fine è lui a rivolgersi al primo che capita: "Uè, ciao, raga'!" - "Ma il programma dell'Unione l'ha scritto Anna Oxa? Tra le ormai celebri "pagine gialle" e l'esibizione sanremese della Oxa si coglie infatti qualcosa di comune: un che di lungo, di cupo, e in buona parte di incomprensibile..."* - Cose viste: una blogstar, Severino Antinori o suo sosia camminare senza scorta,.. - Nomadi in piazza: 1500 persone. Lega nord, nulla da dichiarare? - "Mai più, mai più! Lo disse un celeberrimo americano vincitore del decathlon in un'Olimpiade di secoli fa, lo ripete il vostro cronista per nulla mondano del Festival. Ne ho seguiti tanti, ma dopo il Panariello a me non mi pinzano più manco con le gru."*

venerdì, marzo 03, 2006

 

Apoteosi, rois et reine
Cinema francese e cinema italiano.
Come Sette
Il layout è ancora da sistemare ma l'inizio è ottimo: il più grande scrittore italiano (dopo Franco Cordero).
"(...) c'è un altro fattore da considerare. La visita di Berlusconi negli Stati Uniti ha reso ancor più visibile la figura del presidente del Consiglio agli italiani all'estero che eleggeranno dodici deputati e sei senatori. «L'impatto - spiega - è positivo anche perché il presidente si è recato in un'area dove può aver fatto presa su quel particolare bacino elettorale»." - Il Giornale, 03-03-2006